Replying to Conti pubblici, Padoan chiede alla Ue uno sconto da 10 miliardi.

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  1. Posted 1/6/2017, 14:16
    Il Documento di economia e finanza prevedeva un aggiustamento dello 0,9%. Ora il ministro del Tesoro scrive al vicepresidente della Commissione Dombrovskis e al commissario agli Affari economici Pierre Moscovici e li informa che, alla luce dello "stato delle finanze pubbliche" e dello "sforzo di riforma che prosegue ininterrotto", si ritiene autorizzato a non rispettare la promessa

    Che i numeri del Documento di economia e finanza presentato in aprile fossero scritti sull’acqua è stato subito evidente, visto che prevedeva per il 2018 un aggiustamento dei conti di portata tale che il governo avrebbe dovuto trovare solo per quello oltre 15 miliardi. Ora Pier Carlo Padoan lo ammette platealmente in una lettere inviata alla Commissione europea. Il ministro dell’Economia informa infatti il vicepresidente Valdis Dombrovskis e il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici che l’Italia intende mettere in campo con la prossima legge di Bilancio un aggiustamento strutturale del deficit pari allo 0,3% del pil. Contro lo 0,9% (dal 2,1% del 2017 all’1,2% del 2018) previsto dal Def, nel frattempo esaminato e approvato dal Parlamento. Lo sconto richiesto – che Padoan però dà per già ottenuto – ammonta a circa 10 miliardi di euro. Il deficit scenderebbe di conseguenza a quota 1,7% del pil.



    Nella missiva, pubblicata sul sito del Tesoro negli stessi minuti in cui Bruxelles dava un via libera di massima alla ricapitalizzazione precauzionale del Monte dei Paschi, il ministro sostiene che questa è “la portata dell’aggiustamento ritenuta adeguata allo stato delle finanze pubbliche del nostro paese, anche alla luce dello sforzo di riforma che prosegue ininterrotto da alcuni anni”. Del resto già in aprile il premier Paolo Gentiloni aveva anticipato che la correzione messa nera su bianco era solo “la previsione del patto di stabilità europeo“, “di per sé molto severa e rispetto alla quale lavoreremo nei prossimi mesi”. Per ottenere uno sconto, appunto.

    Per giustificare la decisione, Padoan allega tre paginette che confrontano lo “sforzo di aggiustamento” fatto dall’Italia tra il 2009 e il 2016 con quello degli altri Paesi. Il titolare del Tesoro, in particolare, torna a criticare il calcolo del pil potenziale fatto dalla Commissione, che a detta di Roma ci penalizza imponendoci aggiustamenti troppo corposi. La prolungata fase di recessione e bassa crescita, scrive il ministro, “ha avuto un impatto sulla produzione potenziale che è estremamente difficile da misurare. In molte economie il mercato del lavoro è fuori dall’equilibrio a lungo termine”. Ad esempio, “il tasso di disoccupazione italiano è ancora sopra l’11%, quasi raddoppiato dal livello pre-crisi, e nonostante ciò la Commissione prevede che il divario di produzione sia pari a zero nel 2018. Gli investimenti, pubblici e privati, non hanno recuperato il livello pre-crisi in diversi Stati membri”. Di qui la convinzione che, “specialmente nella congiuntura attuale, la scelta di un giusto mix di politiche monetarie e fiscali debba necessariamente considerare l’eredità delle crisi economiche e finanziarie”.

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