1. Strage Istanbul, media: “Il killer è Iakhe Mashrapov, ha 28 anni. Arrestati i familiari”

    AvatarBy Amolaconcretezza il 3 Jan. 2017
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    Lo riferisce la tv di stato turca Trt. Il passaporto del presunto killer risulta rilasciato dalla repubblica ex sovietica dell’Asia centrale il 21 ottobre scorso, un mese prima del suo arrivo in Turchia. Secondo il quotidiano Hurriyet, la polizia ha fermato la moglie e i due figli dell'uomo.



    Si chiama Iakhe Mashrapov, ha 28 anni e passaporto del Kirghizistan, il presunto killer di Capodanno a Istanbul. Lo riferisce la tv di stato turca Trt. Il passaporto del presunto killer risulta rilasciato dalla repubblica ex sovietica dell’Asia centrale il 21 ottobre scorso, un mese prima del suo arrivo in Turchia. Secondo il quotidiano Hurriyet, la polizia ha fermato i familiari dell’uomo, la moglie e i due figli.

    La donna avrebbe riferito di non essere mai stata a conoscenza della vicinanza del marito all’Isis e di aver appreso dell’attentato guardando la tv. Il presunto terrorista e la sua famiglia sarebbero arrivati a Istanbul il 20 novembre con un volo proveniente dal Kirghizistan; due giorni dopo sarebbero partiti per Konya, nell’Anatolia centrale, ufficialmente per cercare lavoro. Il 29 novembre, poi, sarebbero tornati a Istanbul. Qui, secondo il quotidiano Milliyet, avrebbe frequentato tre diversi indirizzi nel quartiere di Zeytinburnu, nella zona europea della città, dove ieri sera la polizia ha condotto un raid che ha portato all’arresto di quattro sospetti.



    Il sito del quotidiano Cumhuriyet ha diffuso un video del presunto attentatore, immagini che l’uomo avrebbe girato da solo, sembra nella zona di piazza Taksim. Non è chiaro tuttavia quando il video, che dura poco più di 40 secondi, sia stato girato, se il giorno della strage oppure in un altro momento.
    Last Post by Amolaconcretezza il 3 Jan. 2017
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  2. Canone Rai
    Come pagarlo

    AvatarBy Amolaconcretezza il 22 Aug. 2016
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    [size=7][/sizeChe il canone Rai 2016 sarebbe stato addebitato sulla bolletta della luce si sapeva già da mesi. Tempi e modalità definitive di pagamento sono però rimasti una grande incognita fino alla settimana scorsa, quando finalmente sono stati pubblicati i due atti ufficiali che mancavano all’appello. Parliamo del decreto attuativo del Mise (atteso entro il 15 febbraio, ma pubblicato solo un mese dopo) e del provvedimento direttoriale dell’Agenzia delle Entrate dello scorso 24 marzo.

    Ora che abbiamo (quasi) tutti i pezzi del puzzle, cerchiamo di rispondere alle principali domande su come pagare il canone Rai 2016, a partire proprio da chi è tenuto a versare la tassa e chi invece è esonerato. Per ulteriori dubbi puoi fare riferimento alla guida al pagamento del canone Rai 2016 realizzata dagli esperti del comparatore SuperMoney, dove troverai tutti i dettagli sulle casistiche particolari.

    Chi paga il canone Rai?
    Pur non essendo una tassa di possesso, il canone Rai è dovuto da chiunque possieda un apparecchio atto o adattabile alla ricezione dei programmi televisivi. E se non guardo mai i canali Rai? Fa niente, il canone devi pagarlo lo stesso. Purtroppo, l’utilizzo che fai del tuo televisore è irrilevante ai fini del pagamento del canone. Se possiedi un vecchio televisore, ma ne fai un uso alternativo, ad esempio come monitor per pc, dovrai pagare ugualmente il canone, in quanto si tratta di un apparecchio che potenzialmente potrebbe ricevere i canali Rai.

    Chi può non pagare il canone Rai?
    Oltre agli over 75 con reddito inferiore a 8mila euro, può non pagare il canone Rai chi non possiede una televisione. In questo caso, per superare la presunzione di possesso avrai bisogno di presentare un’autocertificazione all’Agenzia delle Entrate, servendoti dell’apposito modello scaricabile dal sito e da trasmettere o per via telematica o tramite Posta tradizionale. Così facendo eviterai che ti venga addebitato automaticamente il canone in bolletta.

    Ti ricordiamo però che l’autocertificazione ha validità annuale: se nel 2017 non avrai ancora un televisore, dovrai presentare una nuova dichiarazione, e così via di anno in anno.

    Pc e tablet pagano il canone Rai?
    Se sono dotati di sintonizzatore tv sì, poiché rientrano nella categoria degli apparecchi adattabili alla ricezione dei programmi televisivi. Se invece li utilizzi per guardare i programmi tv in streaming tramite internet non devi pagarci il canone.

    Canone Rai in bolletta: come e quando pagare?
    La grande novità di quest’anno è la “presunzione di possesso”, introdotta dalla nuova Legge di Stabilità. In pratica, se sei intestatario di un contratto energetico, automaticamente si presume che tu possieda anche un televisore e che di conseguenza tu debba pagare il canone.

    A partire da quest’anno, l’abbonamento Rai sarà addebitato nella bolletta della luce ...

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    Last Post by Amolaconcretezza il 22 Aug. 2016
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  3. Conti pubblici, Padoan chiede alla Ue uno sconto da 10 miliardi.

    AvatarBy Amolaconcretezza il 1 June 2017
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    Il Documento di economia e finanza prevedeva un aggiustamento dello 0,9%. Ora il ministro del Tesoro scrive al vicepresidente della Commissione Dombrovskis e al commissario agli Affari economici Pierre Moscovici e li informa che, alla luce dello "stato delle finanze pubbliche" e dello "sforzo di riforma che prosegue ininterrotto", si ritiene autorizzato a non rispettare la promessa

    Che i numeri del Documento di economia e finanza presentato in aprile fossero scritti sull’acqua è stato subito evidente, visto che prevedeva per il 2018 un aggiustamento dei conti di portata tale che il governo avrebbe dovuto trovare solo per quello oltre 15 miliardi. Ora Pier Carlo Padoan lo ammette platealmente in una lettere inviata alla Commissione europea. Il ministro dell’Economia informa infatti il vicepresidente Valdis Dombrovskis e il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici che l’Italia intende mettere in campo con la prossima legge di Bilancio un aggiustamento strutturale del deficit pari allo 0,3% del pil. Contro lo 0,9% (dal 2,1% del 2017 all’1,2% del 2018) previsto dal Def, nel frattempo esaminato e approvato dal Parlamento. Lo sconto richiesto – che Padoan però dà per già ottenuto – ammonta a circa 10 miliardi di euro. Il deficit scenderebbe di conseguenza a quota 1,7% del pil.



    Nella missiva, pubblicata sul sito del Tesoro negli stessi minuti in cui Bruxelles dava un via libera di massima alla ricapitalizzazione precauzionale del Monte dei Paschi, il ministro sostiene che questa è “la portata dell’aggiustamento ritenuta adeguata allo stato delle finanze pubbliche del nostro paese, anche alla luce dello sforzo di riforma che prosegue ininterrotto da alcuni anni”. Del resto già in aprile il premier Paolo Gentiloni aveva anticipato che la correzione messa nera su bianco era solo “la previsione del patto di stabilità europeo“, “di per sé molto severa e rispetto alla quale lavoreremo nei prossimi mesi”. Per ottenere uno sconto, appunto.

    Per giustificare la decisione, Padoan allega tre paginette che confrontano lo “sforzo di aggiustamento” fatto dall’Italia tra il 2009 e il 2016 con quello degli altri Paesi. Il titolare del Tesoro, in particolare, torna a criticare il calcolo del pil potenziale fatto dalla Commissione, che a detta di Roma ci penalizza imponendoci aggiustamenti troppo corposi. La prolungata fase di recessione e bassa crescita, scrive il ministro, “ha avuto un impatto sulla produzione potenziale che è estremamente difficile da misurare. In molte economie il mercato del lavoro è fuori dall’equilibrio a lungo termine”. Ad esempio, “il tasso di disoccupazione italiano è ancora sopra l’11%, quasi raddoppiato dal livello pre-crisi, e nonostante ciò la Commissione prevede che il divario di produzione sia pari a zero nel 2018. Gli investimenti, pubblici e privati, non hanno recuperato il livello pre-crisi in diversi Stati membri”. Di qui la convinzione che, “special...

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    Last Post by Amolaconcretezza il 1 June 2017
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  4. Attentato Manchester, dalle gemelle spose Salma e Zahra ai college di copertura.

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    di Lorenzo Bagnoli
    By Amolaconcretezza il 24 May 2017
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    Salman Abedi, il 22enne di famiglia libica che si è fatto esplodere in mezzo alle ragazzine che uscivano dal concerto di Ariana Grande, è il simbolo di una generazione cresciuta nei sobborghi della città del nord dell'Inghilterra in un humus nutrito dalla propaganda di Al Qaeda.


    Non era mai finita nel mirino fino a lunedì notte, eppure per anni Manchester è stata culla di jihadisti. Salman Abedi era uno di loro, ma non ha seguito la strada verso le terre del califfato tracciata da Salma e Zahra Halane, le gemelle di 16 anni che il 26 giugno 2014 erano volate in Siria per sposare un miliziano. Né si è fatto saltare in aria a Mosul come Abu-Zakariya al-Britani, che prima di convertirsi all’Islam era registrato all’anagrafe come Ronald Fiddler. No, il 22enne di famiglia libica che viveva a Elsmore Road, nel sobborgo di Fallowfield, si è fatto esplodere in mezzo alle ragazzine che uscivano da un concerto. Simbolo di una generazione cresciuta nei sobborghi della città del nord dell’Inghilterra in un humus nutrito dalla propaganda di Al Qaeda.

    Era il 2007 quando per la prima volta Jonathan Evans, il capo dell’MI5, i servizi segreti inglesi che si occupano di interni, ha lanciato l’allarme: “Abbiamo avuto quest’anno casi di ragazzi di 15 o 16 anni implicati in attività terroristiche”. A reclutare i teenager della Gran Bretagna erano i seguaci di Osama bin Laden e Manchester era la città più vulnerabile. Quell’anno il Ministero dell’Interno di sua Maestà lanciava Channel, un progetto teso a prevenire ogni forme di estremismo tra la popolazione più fragile. Una contromisura a quell’indice così preoccupante scoperto dai servizi segreti, che stimava in almeno 2mila le persone legate al jihad con base nel Regno Unito. Manchester è una delle città dove il progetto ha maggiore importanza: già nel giugno 2015 il quotidiano locale Manchester Evening News rivelava che nell’area della Greater Manchester vivevano 350 minorenni considerati “a rischio radicalizzazione”, di cui 63 sotto i 12 anni. In tutta la Gran Bretagna, gli under 12 sotto osservazione, all’epoca, erano 66, in aumento del 127% rispetto agli anni 2011-12. E su scala nazionale il trend non ha accennato a cambiare: tra il luglio 2015 e il luglio 2016 Channel ha inserito nella categoria “a rischio radicalizzazione” circa 2mila minori.



    Moss Side è la zona di Manchester famosa per le street gang, bande di ragazzini che si picchiano per il controllo del territorio e il predominio in attività illegali, come lo spaccio di droga. Un corrispettivo britannico della nostra Scampia; come il quartiere napoletano, Moss Side fatica a rifarsi un nome nell’immaginario collettivo. Il Guardian ha scoperto che ben 16 jihadisti britannici (morti oppure condannati per via definitiva) vivevano nel raggio di 4 chilometri da questo quartiere. C’era il reclutatore di terroristi Raphael Hostey, alias Abu Qaqa al-Britani, che ha lasciato la Regina Elisabetta per il Califfo nel 2013. Oppu...

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    Last Post by Amolaconcretezza il 24 May 2017
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  5. PRIVILEGI IMMIGRATI IN PENSIONE CON 5 ANNI DI CONTRIBUITI VERSATI.
    Razzismo squallido verso gli Italiani

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    Fonte ; Repubblica
    By Amolaconcretezza il 23 May 2017
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    Se non versano contributi per almeno 20 anni, i lavoratori italiani perdono tutto il tesoretto versato. “Gli immigrati (invece) prendono la pensione anche con cinque anni di contributi”. E’ quanto riporta un articolo di “La Verità”, nuovo quotidiano fondato da Maurizio Belpietro sbarcato nelle edicole da qualche giorno. L’articolo, firmato dalla penna di Francesco Borgonovo, sottolinea:

    “E’ tutto scritto lì, sul sito dell’Inps. Con tagliente semplicità, quasi con una punta di burocratico compiacimento, viene illustrato il privilegio di cui godono i lavoratori immigrati”.

    Di fatto, continua:

    “non è vero che gli stranieri lasciano un tesoretto: se tornano a casa possono riprendersi ciò che hanno dato. E senza le restrizioni previste per gli italiani. Riscuotono anche se non hanno effettuato i versamenti minimi”.

    L’immigrato che decide di rientrare in patria, insomma, non perde i contributi versati.

    “Tutt’altro. Ha diritto ad avere una pensione di vecchiaia erogata dall’Inps esattamente come i cittadini italiani. E qui la questione si fa interessante. Il sito dell’Inps spiega che, per “gli extracomunitari rimpatriati” si devono distinguere due casi, “a seconda che la pensione venga calcolata con il sistema contributivo o retributivo”.

    E qui si può andare a leggere quanto risulta dalla pagina del sito Inps che porta il nome “Prestazioni pensionistiche rimpatriati“.


    Così sotto il titolo “Trattamenti pensionistici ai lavoratori extracomunitari rimpatriati”:

    “in caso di rimpatrio definitivo il lavoratore extracomunitario con contratto di lavoro diverso da quello stagionale conserva i diritti previdenziali e disicurezza sociale maturati in Italia e può usufruire di tali diritti anche se non sussistono accordi di reciprocità con il Paese di origine”.

    Sotto il sottotitolo “Pensione di vecchiaia”

    Si devono distinguere due casi, a seconda che la pensione venga calcolata con il sistema contributivo o retributivo. Nel primo caso, i lavoratori extracomunitari assunti dopo il 1° gennaio 1996, possono percepire, in caso di rimpatrio, la pensione di vecchiaia (calcolata col sistema contributivo) al compimento del 66° anno di età e anche se non sono maturati i previsti requisiti (dunque, anche se hanno meno di 20 anni di contribuzione).
    Nel secondo caso, i lavoratori extracomunitari assunti prima del 1996 possono percepire, in caso di rimpatrio, la pensione di vecchiaia (calcolata con il sistema retributivo o misto) solo al compimento del 66° anno di età sia per gli uomini che per le donne e con 20 anni di contribuzione.

    Questo, quanto scrive l’Inps e riporta il quotidiano La Verità.

    Andando a scavare più in profondità, si nota tuttavia un articolo pubblicato sul sitoPensionioggi.itche sulla pensione di vecchiaia scrive praticamente la stessa cosa, ma che ricorda come sia stata la legge Bossi-Fini del governo Berlusconi a stabilire il “favoritismo” di cui parla il giorna...

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    Last Post by Amolaconcretezza il 23 May 2017
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  6. SANITA' AL COLLASSO ANCHE AD ALGHERO : CASA LORENZIN MA DI COSA VAI CIANCIANDO?

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    Fonte : Alghero News
    By Amolaconcretezza il 20 May 2017
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    ALGHERO – Negli ospedali del sassarese mancano dispositivi, materiali sanitari e attrezzature essenziali. “L’allarme lanciato nel gennaio scorso non è rientrato e continua a destare preoccupazione. – è Marco Tedde Vice Capogruppo di Forza Italia in Consiglio Regionale a dichiaralo dopo aver depositato nella giornata di oggi un’interrogazione indirizzata al Presidente della Giunta Regionale – Siamo arrivati al punto che viene chiesto ai paziente di portare da casa farmaci, siringhe e addirittura le provette per gli esami ematici. A Sassari, secondo una relazione del nuovo Direttore Generale dell’AOU, ciò sarebbe dipeso dalla recente incorporazione dell’Ospedale del Santissima Annunziata all’interno proprio dell’AOU di Sassari, effettuato secondo l’alto dirigente senza tenere conto della complessità in termini dimensionali ed operativi che l’operazione comportava”.

    “La soluzione – prosegue il consigliere regionale algherese – è stata quella di nominare una “Task Force” che raccordandosi con i direttori delle diverse articolazioni organizzative dovrebbe con tempestività individuare e risolvere le criticità riscontrate. Fatto sta che la nomina della “Task Force” risale al febbraio scorso e ad oggi i problemi sono ancora sul tavolo, se possibile ancor più gravi. La verità – attacca l’ex Sindaco di Alghero – è che anche ad Alghero dove nessun processo di incorporazione ha avuto luogo mancano disinfettanti, siringhe, cerotti, cannule per gli interventi in laparoscopia e farmaci che i parenti dei pazienti sono costretti a portare da casa”.

    “Segno che la natura del problema è ben più complessa e trae la propria origine dalle scelte scellerate di Pigliaru e la sua Giunta che perseguendo un disegno di centralizzazione della sanità regionale ha privato le strutture sanitarie territoriali della capacità di programmare e effettuare le forniture sanitarie. A pagare il prezzo più salato è il nord Sardegna ancora una volta danneggiato dalle conseguenze di decisioni di una classe politica sassarese inadeguata. Mi auguro – conclude l’esponente azzurro – che l’interrogazione da me presentata sui gravi disservizi possa condurre a far luce sulle reali cause e porti all’immediata adozione degli urgenti provvedimenti riparatori richiesti al Presidente Pigliaru.”.
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    Last Post by Amolaconcretezza il 20 May 2017
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  7. L'ITALIA PAGA I CORSI DI STUDI AGLI AFRICANI A FRONTE DI MILIONI DI ITALIANI CHE NON POSSONO DIPLOMA
    “In Burundi ci sono solo dieci dentisti: dall’Italia portiamo il primo corso di laurea”

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    di Elisa Murgese
    By Amolaconcretezza il 19 May 2017
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    Un progetto tutto italiano permetterà a tredici studenti del paese africano di seguire un corso di studi biennale con docenti italiani che andranno sul posto come volontari a fare loro lezione. "Qui si muore ancora per sciocchezze e ci sono persone devastate da cisti"

    Tra i tredici studenti africani scelti, c’è chi vive nella zona rurale e impiega più di due ore a piedi per arrivare in tempo a lezione. All’Università di Ngozi, la terza città del Burundi, in cattedra ad aspettarli dentisti e odontoiatri italiani con un obiettivo: consentire a questo piccolo stato africano tra Ruanda, Repubblica Democratica del Congo e Tanzania di laureare i primi dentisti del Paese. Perché in Africa, di ascesso ancora si muore. “Qui si vedono patologie e tumori mai visti, ma anche bambini morire per sciocchezze o persone devastate da cisti che potrebbero essere facilmente rimosse”.

    Pino La Corte è un dentista libero professionista appena tornato dal continente nero: è lui l’anima di un progetto tutto italiano che permetterà a tredici studenti del Burundi di seguire un corso di studi biennale con docenti italiani che andranno in Africa come volontari a fare loro lezione. “Buona parte dei migranti che arrivano a Milano fanno richiesta proprio di cure odontoiatriche. Del resto i problemi legati all’igiene dentale sono al quarto posto nella classifica delle patologie più diffuse nel mondo”, continua La Corte, che è anche presidente della onlus Solidarietà Medico Odontoiatrica nel Mondo (Smom). Secondo il dentista, infatti, “non si può pensare che questi non siano problemi pericolosi per l’Africa”. Che si trascinano anche difficoltà che in diversi casi possono portare alla morte del paziente.

    Quando il presidente di Smom è andato dall’associazione dei dentisti del Burundi, si è trovato davanti un foglio con segnati a malapena una decina di nomi. “In un Paese con oltre 10,3 milioni di abitanti – racconta Pino La Corte – i dentisti laureati saranno una decina, quasi tutti al lavoro nella capitale”. Tra i motivi, il fatto che nel piccolo stato africano, come in quasi in tutta l’Africa centrale, non esiste alcun corso di formazione in odontoiatria. “La maggior parte dei dentisti si laurea all’estero, in Algeria o Ucraina – continua La Corte –. Chi studia in Europa, invece, difficilmente sceglie di tornare nel continente nero”. Chiave di volta del progetto italiano, quindi, è stato scegliere di formare i dentisti direttamente in università burundesi. Si tratta di studenti, tra i 20 e i 25 anni, iscritti al primo anno di infermieristica all’Università di Ngozi, che si specializzeranno per due anni con la trentina di docenti dell’Università degli Studi di Verona e di Milano che hanno scelto di andare – a loro spese – in Burundi per fare loro lezione, in cicli che vanno dalle due alle quattro settimane.
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    Last Post by Amolaconcretezza il 19 May 2017
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  8. Gran Bretagna, Blair alla guerra contro Brexit: "Potrei tornare in campo"
    L'ex premier si schiera contro quella che ritiene una sciagura per il Paese con un messaggio agli elettori che però rischia di metterlo contro il Labour: votate non

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    Enrico Franceschini
    By Amolaconcretezza il 26 April 2017
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    LONDRA - Tony Blair torna alla politica attiva? E' lo stesso ex-premier laburista a insinuare il dubbio, affermando in un'intervista radiofonica alla Bbc: "Guardo la scena politica attuale e mi sento quasi motivato a rientrare in campo". Lo dice riferendosi alla Brexit, che considera una sciagura per la Gran Bretagna e che continua a sperare di poter impedire, o perlomeno di limitarne i danni, evitando una "hard Brexit", l'uscita da tutto, Unione Europea, mercato comune, patti doganali. Ma la sola prospettiva di un suo ritorno basta a suscitare l'attenzione dei media di Londra.

    Naturalmente per ora Blair non pensa a candidarsi nemmeno a deputato, non certo nelle elezioni anticipate dell'8 giugno; e molti commentatori ritengono che non avrebbe comunque alcun futuro politico a causa della guerra in Iraq, considerata il suo imperdonabile errore. Ciononostante l'ex-leader del Labour lancia un messaggio agli elettori in vista del voto del mese prossimo: votare non tanto per un partito, quanto per candidati disposti a ostacolare una "hard Brexit", pronti a riconoscere che la decisione a favore della Brexit nel referendum dell'anno scorso è stata uno sbaglio e che in qualche modo bisogna ora cercare di rimediarlo o attenuarlo.

    "La Brexit è più importante della fedeltà a un partito", afferma Blair. "Quello che io propongo può significare votare per i liberaldemocratici o anche per i conservatori, se hanno un candidato che può vincere ed è disposto a opporsi alla Brexit". Parole che potrebbero irritare il Labour e in particolare Jeremy Corbyn, impegnati nella campagna elettorale. In teoria, Blair potrebbe perfino essere espulso dal partito per quello che ha detto: una clausola del regolamento del Labour prevede una sanzione simile per i membri che fanno propaganda per altri partiti.

    L'ex-leader laburista ha anche elogiato Theresa May, definendo la premier conservatrice come un primo ministro "solido, sensato, ragionevole" su tante questioni, ma notando che "non è ragionevole" sulla questione della Brexit. Blair non è l'unico a proporre accordi tra i partiti di opposizione: i Verdi hanno avanzato ufficialmente l'idea di un'alleanza elettorale con Labour e lib-dem per combattere la Brexit e battere i Tories alle urne. Ma per il momento i liberaldemocratici, nel tentativo di guadagnare consensi tra i laburisti delusi dalla scarsa opposizione di Corbyn alla Brexit, hanno rifiutato ogni prospettiva di questo genere, affermando che non intendono partecipare a governi di coalizione, né con il Labour né con i Tories, con i quali avevano governato per cinque anni dal 2010 al 2015, un'associazione costata loro la perdita di quattro quinti dei seggi alle ultime elezioni.
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    Last Post by Amolaconcretezza il 26 April 2017
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  9. GRAZIE DESTRA PER LA BATTAGLIA IN PARLAMENTO EUROPEO SUI LATTICINI.
    Latte, scatta l'obbligo di etichetta con indicata la provenienza.

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    Fonte : Quotidiano.net
    By Amolaconcretezza il 17 April 2017
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    Coldiretti: "Momento storico per il Made in Italy alimentare". Mercoledì entra in vigore il decreto firmato dai ministri Martina e Calenda.


    Roma, 17 aprile 2017 - Dal 19 aprile scatta l'obbligo di indicare in etichetta l'origine del latte e dei prodotti lattiero-caseari. Mercoledì entrata in vigore del decreto "Indicazione dell'origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del regolamento UE del 2011", firmato dai ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.

    Per la Coldiretti si tratta di un momento storico per il Made in Italy. Una novità attesa che rivoluziona la spesa degli italiani e difende gli allevatori dal falso. la Coldiretti infatti fa notare che ad oggi 3 buste di latte a lunga conservazione su 4 contengono prodotto straniero, e non era possibile riconoscerle.

    Sempre la Coldiretti mercoledì alle 9,30 promuove un incontro in sede, in via XXIV Maggio 43, per la presentazione delle nuove etichette con esempi concreti. Tutto alla presenza del presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, e del ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina. Con loro ci sarà anche il tutor della spesa che mostrerà i pericoli della giungla dei scaffali, dove sono in agguato inganni e furbizie alimentari.

    Il sistema delle etichette indicherà con chiarezza al consumatore la provenienza delle materie prime di molti prodotti come latte UHT, burro, yogurt, mozzarella, formaggi e latticini. E deve essere indicata l'origine della materia prima in etichetta in maniera chiara, visibile e facilmente leggibile.

    Le diciture saranno:
    a)"Paese di mungitura: nome del Paese nel quale è stato munto il latte";
    b)"Paese di condizionamento o trasformazione: nome del Paese in cui il prodotto è stato condizionato o trasformato il latte".

    Nel caso in cui il latte utilizzato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari, sia stato munto, confezionato e trasformato, nello stesso Paese, ma in un'latra località, l'indicazione riporterà la sola dicitura "origine del latte: Italia".

    Se confezionamento e trasformazione avvengono in Paesi diversi dall'Italia, possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture:
    a) latte di Paesi UE: se la mungitura avviene in uno o più Paesi europei;
    b) latte condizionato o trasformato in Paesi UE: se queste fasi avvengono in uno o più Paesi europei.

    Se il latte è trattato al di fuori dell'Unione europea, la dicitura sarà "Paesi non UE". Esclusi solo i prodotti Dop e Igp che sono già tracciati dall'origine.
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    immagini.quotidiano.net

    Last Post by Amolaconcretezza il 17 April 2017
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  10. Russia: come il terrore cambia gli equilibri al Cremlino

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    Riccardo Amati
    By Amolaconcretezza il 4 April 2017
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    La probabile matrice islamica dell’attentato nella metropolitana ricorda ai russi che sono nel mirino. L’evoluzione dell’estremismo nel Caucaso settentrionale. I “duri” del Cremlino cavalcano la paura e premono per un ulteriore irrigidimento autoritario. L’analista: “diranno che protestare non è patriottico”. Finisce così la breve primavera dell’opposizione a Putin.


    ’attacco terroristico a San Pietroburgo, probabilmente opera dell’estremismo islamico, riporta tra i russi la paura, dopo che negli ultimi anni gli attentati che più volte avevano colpito il Paese nel recente passato si erano diradati. Lo shock del momento, e poi la sua elaborazione, nulla cambieranno nell’impostazione della politica del Cremlino in Medio Oriente e nel Caucaso. In politica interna, potrebbero decretare la vittoria dei “falchi” in favore del pugno duro dopo le proteste che nei giorni scorsi hanno sorpreso e spaventato la élite al potere.

    Torna la paura
    I russi non sono fifoni, anzi son famosi per esser gente tosta. Ma il terrorismo è difficile affrontarlo e impossibile sopportarlo. Le facce di chi camminava tra il fumo per uscire dalla metropolitana, ripetutamente inquadrate nella diretta della TV di Stato all news Rossiya 24, erano più efficaci delle parole. “Sono terrorizzata”, ci diceva al telefono da San Pietroburgo Oksana, 54 anni, che due volte al giorno utilizza la stazione di Sennaya Ploshchad, vicino alla quale è esplosa la bomba. “Non so come tornare a casa, certamente non con la metro (dopo una temporanea chiusura, in serata le corse sono riprese, ndr). E’ orribile. Impossibile difendersi da una cosa così. Sei proprio alla loro mercé”. E’ stato difficile parlarle: le linee erano sovraccariche, e per almeno un paio d’ore i telefonini sono andati in tilt. Intanto, tassisti e conducenti di autobus non facevano pagare le corse e la città si stringeva nella solidarietà. L’unica reazione possibile.


    I russi non sono novellini, come obbiettivi del terrore
    La metropolitana di Mosca è stata per tre volte il bersaglio di gruppi islamici del Caucaso. Nel 2004 due esplosioni a sei mesi di distanza l’una dall’altra uccisero una cinquantina di persone. Nel 2010, due attentati suicidi in due stazioni in pieno centro storico ne ammazzarono altre 40. L’anno dopo, l’attacco all’aeroporto internazionale di Domodedovo, alle porte della capitale: 37 vittime. Poi, però, solo episodi minori, sul suolo patrio - se si escludono la Cecenia e le altre tormentate repubbliche del Caucaso settentrionale.

    Nel mirino dei fondamentalisti
    La Russia nel frattempo è entrata ufficialmente nel mirino dell’ Isis, che le ha dichiarato la guerra santa in seguito all’intervento militare nel conflitto siriano. Alla fine del 2015, propagandisti del sedicente stato islamico fecero circolare un video in cui si minacciava di annegare la Russia “in un mare di sangue”, poco dopo aver rivendicato l’abbattimento di un volo charter pieno di turisti russi sopra la pe...

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    Last Post by Amolaconcretezza il 4 April 2017
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